A Roma un carnevale popolare e vivo come nel 1800
I festeggiamenti carnevaleschi da sempre sono un momento di estrema partecipazione a Roma, tanto importanti da far dire allo scrittore francese Alexandre Dumas: “A Roma non vi sono che quattro grandi avvenimenti in un anno: il carnevale, la settimana santa, il Corpus Domini, e la festa di San Pietro”.
Dare vita alle fantasie del carnevale è ciò che fa un cospicuo gruppo di volontari, lungo la via Tiburtina. La popolare strada, a metà tra il centro storico e la provincia, rappresenta il tragitto che unisce idealmente e fisicamente il recente Gran Carnevale Romano con il più vecchio carnevale tiburtino a Tivoli.
©(immagini e testi) Diego Funaro
Baccanale delle antitesi: Il Carnevale Osincu di Bosa
Sospesa tra l’acqua e il cielo, il fiume e il mare, morbidamente adagiata in fondo alla valle del Temo, ferma, occhi socchiusi, a scrutare la Spagna: è Bosa, dove il Carnevale, oltre che l’antitesi del mondo quotidiano, è anche antitesi in se stesso.
È antitesi nei colori: i pastelli policromi della valle, dei fiori e delle case opposti al bianco e nero del martedì grasso. Ed è antitesi nella bicromia stessa: il nero del giorno opposto al bianco della notte, il chiaro opposto al buio, la luce opposta allo scuro. Il giorno è dedicato al pianto funebre, s’attittidu, che si riempie di nero, nelle vesti e nei visi. Si lamenta l’abbandono di Gioldzi, personificazione del Carnevale, e la sua imminente e conseguente morte. La nenia diventa un rumore assordante che invade le strade e il cervello. Tutto cambia dopo il tramonto: figure bianche e leggere si aggirano, lumino in mano, per scovare dove si sia nascosto Gioldzi, il carnevale, che finisce per celarsi sempre tra le gambe delle donne. Fino a quando al termine del baccanale non verrà trovato e catturato per essere portato al rogo come capro espiatorio dei peccati della comunità e come segno di buon augurio per la fertilità della nuova primavera.
©(immagini e testi) Mario Fracasso
Il lato oscuro del carnevale di Venezia
Il carnevale è una festività antica le cui origini deriverebbero dalle celebrazioni greche in onore di Dionisio e dai saturnali romani. Queste manifestazioni del mondo classico consistevano in banchetti o cortei in cui venivano onorate le divinità di Dionisio e Saturno, nella speranza di favorire i raccolti. Ma alla base c’era un desiderio eversivo, la necessità di sfogare istinti e ambizioni represse dagli obblighi sociali: l’essenza del carnevale è un desiderio irrefrenabile di rovesciamento dell’ordine. Scherzi, motti volgari, dissolutezze, maschere allegoriche: i bisogni oscuri del popolo rappresentavano quella parte di bestialità persa dall’uomo con la nascita della società civile. Compito del carnevale era quello di esorcizzare questa feralità, permettendo alla gente di abbandonarsi ad essa per un periodo limitato di tempo. In tal senso acquisisce significato il rogo del fantoccio del carnevale, gesto che simboleggia la fine della festività e la ricostituzione dell’ordine prestabilito.
© (testi ed immagini) Daniele Sbampato